I racconti dei lettori

La Valle (di Gianni Todesco)

         Dopo parecchi giorni di cammino, finalmente l’uomo poté spaziare lo sguardo oltre il passaggio tra le vette, dove il pascolo cedeva il posto alla roccia e l’aria si faceva leggera e sottile. Durante il tempo dell’orso il sole sorgeva sempre molto presto al mattino e la luce dell’aurora colorava le alte cime di una luce irreale.

         Il cuore prese a battergli in modo frenetico, mentre guardava con rispetto il maestoso spettacolo che gli si era aperto innanzi agli occhi. Là, dove quando era solo un fanciullo aveva potuto ammirare il Grande Lago, in compagnia del padre e dei suoi fratelli, ora era sorta una stupenda vallata, ricca di pascoli, giovani boschi e attraversata da un torrente impetuoso e travolgente, nella sua primigenia bellezza. Aveva aspettato questo momento per tutto il tempo della neve che ricopre la terra. Dopo che la Grande Madre Terra aveva tremato con violenza, contorcendosi nel dolore del parto, e aveva infranto la sottile barriera di roccia che separava il Grande Lago dalle terre sotto le montagne rompendo le acque.

         Intere tribù, con le quali avevano avuto per lungo tempo scambi e unioni, erano state spazzate via, molte donne del suo villaggio avevano pianto per la perdita dei loro cari. Ma la Dea Madre non chiedeva mai niente in cambio di niente, quelle perdite e quel dolore avrebbero avuto la giusta ricompensa.

         Ora lui l’aveva davanti agli occhi.

         Dove un tempo brillavano le verdi e trasparenti acque del lago ora stava questa valle meravigliosa, che la primavera aveva colorato e ripopolato con una varietà incredibile di esseri viventi. “La Grande Madre Terra rendeva alla vita quel che le aveva sottratto con rinnovata abbondanza”, pensò tra sé con l’animo colmo di emozione.

         Ci vollero ancora diverse ore di cammino, ma alla fine raggiunse il fondo della valle, mentre le ombre degli alberi cominciavano ad allungarsi. Appoggiò il bordone a un grosso masso e, dopo aver scavato il manto erboso con l’ascia di preziosa ossidiana, prese una manciata di nera terra portandosela alla bocca. Sentì sulla lingua il sapore umido e rotondo della fertilità, mentre l’olfatto si riempiva dell’odore della Dea.

         Agòrth decise senza indugio che quella sarebbe stata la terra dove avrebbe condotto la sua gente, con l’intento di dare inizio ad una nuova esistenza, riprodursi, prosperare, e diventarne parte integrante.

          “La Grande madre Terra rendeva alla vita la vita che aveva sottratto, con abbondanza e generosità”, si ritrovò nuovamente a pensare con un sorriso.

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